Qual è la prima cosa a cui pensi quando senti la parola “vintage”? Il mercatino delle pulci? Un paio di occhiali da sole a occhi di gatto firmati D&G? Un blazer YSL oversize con le spalline XL nascosto in qualche store di seconda mano? Una gonna a ruota anni 50 rubata dall’armadio della nonna?
Se un tempo il vintage era la moda di una ristretta cerchia di appassionati e personalità eccentriche affamate di capi “one-of-a-kind”, oggi l’intero sistema moda sembra convertirsi alla cosiddetta “moda della nonna”. Anche detta “moda che ritorna”, si tratta di collezioni che ripropongono tendenze passate reinterpretate in chiave contemporanea e che si inseriscono all’interno di un modello di business sempre più circolare. Ma come può fare la moda del passato a essere attuale? Prendendo spunto dal vino, vediamo come!
Spesso si pensa al vintage come al recupero di tendenze passate abbinato al ritorno di silhouettes che hanno segnato la moda di 10, 20, 30 anni fa. Ma lo sapevi che questa accezione del termine è molto più recente rispetto al significato originario della parola?
Il termine vintage deriva infatti dal francese “vendenge”, in italiano “vendemmia”. Proprio così, nulla a che fare con abiti di gusto rétro. Il termine deriva dal mondo enologico dove veniva usato, e lo è tuttora, per indicare vini di alta qualità le cui bottiglie sono state conservate nelle cantine per annate leggendarie. La parola “vintage” ha dunque un potere straordinario: porta con sé la preziosità del tempo, la bellezza del coltivare con cura e senza fretta, della fabbricazione di qualcosa la cui qualità è inevitabilmente legata alla paziente attesa.
Oggi, un po’ a causa della recente pandemia, un po’ grazie alla diffusione di una coscienza meno consumista, la magia del tempo ha incantato anche le grandi case di moda. L’ultimo progetto di Alessandro Michele ne è la prova. Il progetto si chiama “Vault”, in riferimento alla cassaforte che è il luogo per eccellenza in cui si custodiscono le cose belle, preziose, ed il cui valore non è soggetto alla volatilità del tempo. Per Gucci il vintage è una di quelle.
Da borse Bamboo anni 60 a gonne di seta dalla stampa floreale anni 90, Gucci, ancora una volta, si fa portavoce di un blend vincente di tradizione e innovazione, dove il vintage del passato incontra il digitale che dominerà il futuro su una piattaforma pensata per le generazioni di consumatori di oggi. Vault, svelato durante Milano Moda Donna, è un concept store online attraverso il quale il direttore creativo di Gucci ripropone capi ed oggetti d’archivio rimessi a nuovo e pronti per la vendita. Come suggerito dal nome stesso, questo progetto digitale è una vera e propria cassaforte, una vetrina digitale di articoli vintage e pezzi unici selezionati personalmente dallo stilista romano, un vero e proprio archivio Gucci aperto al pubblico. Questo progetto riporta in vita il concetto di cura, la capacità di trattare un capo con amore e attenzione affinchè possa durare nel tempo e nell’armadio. Proprio così, perché l’armadio è un po’ come una cantina in cui si conserva il vino e all’interno del quale il vino, come capi scarpe e borse, migliorano ed acquistano valore.
Siete mai stati in una cantina vinicola? Una cantina è un vero e proprio scrigno che custodisce i vini prima che questi siano pronti per la consumazione. Nella cantina prende luogo la cosiddetta “fase di invecchiamento” del vino, durante la quale alcune sostanze presenti nel vino lo rendono, di anno in anno, più morbido e gradevole permettendogli di esprimere al massimo le sue proprietà organolettiche. Alcuni tra i vini più pregiati possono rimanere in cantina anche per più di 15 anni prima di essere degustati. Il vintage funziona più o meno allo stesso modo. Il suo valore è proporzionale al tempo, più il tempo passa più il vintage acquista valore, ma con una differenza importante: non c’è bisogno di aspettare 15 anni per indossare dei capi vintage, possiamo iniziare già da ora. Ed infatti, alcune celebrities lo fanno già da tempo!
Nel 2003, in occasione della New York Fashion Week, la top model Kate Moss ha fatto capolino con indosso un abito vintage anni 50 disegnato dal couturier francese Jean Dessès. Ma la passione delle celebrities per il vintage è tuttora in voga e arriva fino al red carpet. Proprio il mese scorso, in occasione del Met Gala 2021, la tiktoker Addison Rae ha scelto di indossare un abito Gucci by Tom Ford del 2003. Da Kylie Jenner in Jean Paul Gaultier alla Principessa Beatrice che riporta in vita l’abito nuziale della Regina Elisabetta II, il vintage sembra essere una moda che non passa mai di moda!
Lo so, lo so cosa state pensando, che come non tutti i vini nascono per invecchiare, non tutti i capi nascono per durare. O almeno questo ci insegna il fast fashion, che ci ha abituati ad una moda veloce, frenetica, che svuota il capo che copia del significato attribuitogli dalla mente creativa di chi lo ha concepito. Se da un lato le case di moda si accodano alla battaglia contro la produzione del nuovo, dall’altro la logica del “see-now, buy-now” non fa altro che incentivare l’acquisto facendo leva sulla gratificazione istantanea. Dunque vi pongo una domanda: quando gratificante è un capo che dura solo pochi mesi un po’ perché lo si stanca, un po’ perché il capo stesso si stanca a causa di tessuti che sono spesso di bassa qualità?
Studi confermano che comprare capi di seconda mano sembra essere l’arma migliore per combattere il fast fashion, l’over-production e lo giova al consumatore che continua a comprare ma senza sensi di colpa.
Che sia il vintage di Gucci disponibile su Vault oppure quello a costo zero nell’armadio di mamme, nonne e zie, il vintage è l’arma segreta che permette alla moda di diventare più circolare attraverso la promozione di un’economia del “riutilizzo”. Alessandro Michele parla della bellezza di “contaminazioni espressive, estetiche, sociali” intese come la combinazione unica di stili in bilico tra presente e passato.
Non pensi anche tu che il vintage permetta tale contaminazione favorendo così la creazione di stili tutti nuovi, unici, originali, che non saranno mai vittime dell’omogeneità di outfits imposta dall’era dei social? Che sia vintage o meno, noi di Poorasfuck ci auguriamo che ogni tuo outfit ti permetta di esprimere al meglio la tua personalità, la versione di te stesso/a che più ti piace e di cui vai fiero/a!
Hai presente quando in “Alice nel paese delle meraviglie” Alice si distrae incuriosita da un coniglio bianco alquanto singolare e decide di seguirlo? Mi chiamo Chiara e la moda è il mio coniglio bianco che mi porta alla scoperta di mondi meravigliosi. È per questo motivo che, una volta terminati gli studi, vorrei fare della mia passione per la moda una carriera contribuendo alla creazione di una moda più sostenibile ed inclusiva.
Hai presente quando in “Alice nel paese delle meraviglie” Alice si distrae incuriosita da un coniglio bianco alquanto singolare e decide di seguirlo? Mi chiamo Chiara e la moda è il mio coniglio bianco che mi porta alla scoperta di mondi meravigliosi. È per questo motivo che, una volta terminati gli studi, vorrei fare della mia passione per la moda una carriera contribuendo alla creazione di una moda più sostenibile ed inclusiva.