Fashion shows e sostenibilità

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Fashion shows e sostenibilità: utopia o un binomio sempre più possibile?

Qual è l’evento più atteso di tutti nel mondo della moda? Esatto, le sfilate! Che tu faccia parte del settore o che tua sia solo curioso di scoprire le tendenze della prossima stagione, il lancio di una nuova collezione ed il suo arrivo in passerella catturano l’attenzione di tutti, appassionati e non!

La frenesia del backstage, l’impazienza del pubblico, l’ansia che precede ogni debutto, il batticuore come quando stai per affrontare un esame o un colloquio importante, l’eccitazione dell’attesa, l’adrenalina che scorre nelle vene…e poi, d’improvviso, tutto si ferma: il primo look fa capolino in passerella e le lancette cessano di scorrere mentre la magia inizia.

Non è così che ci si sente quando si assiste ad una sfilata di moda? Non so voi ma io, con la Milano Fashion Week iniziata proprio un paio di giorni fa, mi sento esattamente così! Con questa settimana della moda Milano, e con Milano tutto il paese, torna a spendere tra debutti, feste ed eventi in presenza che ri-uniscono, sorprendono, e regalano speranza. Il solo pensiero mi riempie di gioia, eppure, al tempo stesso, mi sento profondamente amareggiata dalla consapevolezza che tanta bellezza in passerella reca inevitabilmente danni alla bellezza del nostro pianeta. Basti pensare alle trasformazioni impressionanti e mozzafiato del Grand Palais messe in scene da Chanel: sono senza ombra di dubbio tra gli eventi più attesi dell’anno, ma anche tra i più criticati. Come si può pensare di importare un iceberg direttamente dalla Svezia per una sfilata di moda della durata di circa 20 minuti? Già, è successo davvero. In occasione della sfilata Autunno Inverno 2010, Karl ha mobilizzato due paesi per realizzare il suo sogno di avere un iceberg vero sul set del Grand Palais. Vogue racconta che ci sono voluti 6 giorni per il trasporto dell’iceberg e 35 operai per modellarlo, ma neanche una parola sulla carbon footprint (impronta ecologica) di tale operazione.

Nel 2018, il Grand Palais si trasforma in una foresta. La passerella della sfilata di Chanel per la collezione Autunno Inverno 2108/19 si popola di ben 21 querce. Se da un lato il set è in tinta con i colori autunnali della collezione, dall’altro ha scatenato la furia di gruppi di attivisti ambientalisti che hanno subito preso le difese della foresta francese dalla quale le querce sono state prelevate. In risposta all’attacco, Chanel avrebbe promesso di ripiantare 100 nuove querce nella stessa foresta. 

Ma fermiamoci un attimo a riflettere sull’assurdità di questo evento: taglieresti mai un albero per ripiantarlo? Mi viene in mente un bambino che spinto dalla curiosità di capire come funziona il mondo attorno a lui, smonta il suo giocattolo per esplorarne le componenti e infine ricomporlo. Il nostro pianeta però non è un giocattolo e le parti che lo compongono fanno parte di un organismo che difficilmente torna a funzionare come prima una volta privato dei suoi organi.

Ma Chanel non è di certo l’unico brand ad aver peccato. Nel 2019, la maison francese Yves Saint Laurent ha presentato la collezione Primavera Estate 2020 sulla spiaggia Paradise Cove nonostante il comune di Malibu avesse negato loro il permesso. La costruzione della passerella ha rappresentato una minaccia per i grunion, una specie di pesce che quella sera avrebbe dovuto deporre le uova sulla spiaggia. Inoltre, affinchè la passerella fosse stabile sono state utilizzati sacchi di plastica, il cui uso è proibito a Malibu.

Fortunatamente, negli ultimi anni, la crescita di una coscienza globale nei confronti degli impatti del settore moda ha fatto sì che anche le sfilate di moda più attese ed acclamate scendessero a compromessi con le necessità dell’ambiente. Più recentemente, anche i marchi più reticenti in tema di sostenibilità hanno inevitabilmente dovuto fare i conti con un altro fenomeno: la pandemia. Niente più passerelle dalla spettacolarizzazione cinematografica, niente luci e niente posti in prima i fila. Le sfilate degli ultimi due anni le abbiamo viste sul divano dallo schermo del nostro PC.

Il formato digitale ha reso possibile una riduzione delle emissioni di CO2 di 241,000 tonnellate

Il settore moda messo alla prova dalla pandemia ha dimostrato di poter superare ogni ostacolo, anche quello di una settimana della moda digitale. Ora sarà in grado di affrontare le sfide imposte dalla sostenibilità e, soprattutto, sarà in grado di continuare a ridurre l’impatto ambientale dei fashion shows che ora tornano ad essere dal vivo?

La risposta è sì! Case di moda come Burberry, Dior, Gucci, e Ralph Lauren usano legno riciclato nelle loro scenografie, inviano inviti digitali, e viaggiano in veicoli elettrici. Missoni e Saint Laurent usano un’illuminazione a LED ad alta efficienza energetica alimentata da generatori che bruciano biocarburante durante la sfilata. Gli errori del passato lasciano spazio a nuove opportunità in cui l’insostituibile senso di collettività degli eventi in presenza si unisce all’inclusività del digitale.

Stando alle parole di Beppe Sala, questo è proprio quello che ci possiamo aspettare dalla MFW di settembre 2021. In occasione della conferenza della Camera della Moda Italiana, infatti, il sindaco di Milano ha dichiarato che “la Milano Fashion Week vivrà nuovamente l’emozione regalate dalla moda, tra artigianalità e innovazione, con nomi rinomati in tutto il mondo e nuovi talenti, ora con un occhio sempre più sostenibile”. Il calendario in versione phygital prevede 42 sfilate in presenza e 23 in formato digitale, permettendo ad ogni azienda e designer di presentarsi con la modalità più affine alle proprie esigenze di narrazione. Gli appuntamenti della settimana da non perdere? Il nostro preferito è sicuramente il CNMI Sustainable Fashion Awards: un evento che premia i designers che si saranno distinti nell’applicazione di principi sostenibili nelle loro collezioni.

Qualcuno di voi starà pensando: “Ma Chiara, pensi davvero che questo sia abbastanza? Che utilizzare del legno riciclato possa giustificare il ritorno di eventi ad alto consumo di risorse ed energia?”. La mia risposta è no, ma sono un ottimista e penso che finalmente stiamo assistendo ad una moda che dopo aver scomposto, smontato, svuotato il nostro pianeta, cerca di rimetterne insieme i pezzi così da aiutarlo a cicatrizzare e preservarlo da nuove ferite. 

AUTRICE

Chiara - @chiaramentemoda

Chiara - @chiaramentemoda

Hai presente quando in “Alice nel paese delle meraviglie” Alice si distrae incuriosita da un coniglio bianco alquanto singolare e decide di seguirlo? Mi chiamo Chiara e la moda è il mio coniglio bianco che mi porta alla scoperta di mondi meravigliosi. È per questo motivo che, una volta terminati gli studi, vorrei fare della mia passione per la moda una carriera contribuendo alla creazione di una moda più sostenibile ed inclusiva.

Chiara - @chiaramentemoda

Chiara - @chiaramentemoda

Hai presente quando in “Alice nel paese delle meraviglie” Alice si distrae incuriosita da un coniglio bianco alquanto singolare e decide di seguirlo? Mi chiamo Chiara e la moda è il mio coniglio bianco che mi porta alla scoperta di mondi meravigliosi. È per questo motivo che, una volta terminati gli studi, vorrei fare della mia passione per la moda una carriera contribuendo alla creazione di una moda più sostenibile ed inclusiva.

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